Storia delle isole Egadi

di Giovanni Lima

La storia delle Egadi affonda le sue radici nel passato più lontano. Sin dalla più remota preistoria, infatti, attraverso questo mare transitarono genti e idee che contribuirono allo sviluppo dell'Europa e dell'Africa: la testimonianza è nella Grotta del Genovese di Levanzo, che conserva al suo interno, in uno scenario surreale, i graffiti che risalgono al 10.000 a.C..

Il corso dei millenni ha portato nelle acque del Canale di Sicilia tutte le civiltà e le dominazioni; qui si incanalò il flusso migratorio culturale che portò la Sicilia occidentale ad abbracciare la civiltà fenicio-punica.

Qui si consumò in un sol giorno uno degli eventi che decisero la storia del mondo di allora: la battaglia delle Egadi del 10 maggio del 241 a.C., che spianò la strada al dominio romano nel Mediterraneo.

Da allora le Egadi hanno condiviso la storia di Roma, fino alla caduta dell'impero. Nella seconda meta del 400 le isole Egadi passarono sotto il dominio gotico.

A Marettimo, su una collina poco distante dal centro abitato, a fianco delle Case Romane (un edificio del I o II secolo d.C. costruito con la tecnica "ad opus reticulatum") sorge una bellissima chiesetta Bizantina del V-VI secolo d.C.

Nell'800 si affacciarono nell'arcipelago i saraceni, le cui tracce restano nelle torri d'avvistamento costruite sulle isole; tre secoli più tardi i normanni occuparono le Egadi e costruirono le loro fortezze al posto delle torri arabe: una di queste è il Castello di Punta Troia a Marettimo.

Dopo il periodo normanno tutta la Sicilia conobbe il felice periodo svevo con l'imperatore Federico II.

Ben presto fu la volta degli angioini e poi degli aragonesi. Questi ultimi diedero la signoria di Favignana alla famiglia Abbate, che condusse nelle Egadi la rivolta dei Vespri Siciliani.

Più oltre, durante il Regno delle Due Sicilie, l'arcipelago delle Egadi subì anche le scorrerie dei pirati ottomani.

Nelle acque di Marettimo, a Cala Spalmatore, poco a nord di Punta Libeccio, a circa 100 metri dalla costa è stato individuato il relitto di una nave del Seicento: ad una profondità di 15 metri sono visibili 8 cannoni di diverse dimensioni e caratteristiche, svariate palle e, nelle vicinanze del sito, un'ancora del tipo "ammiragliato". La disomogeneità delle bocche da fuoco fa supporre che si tratti del relitto di una imbarcazione pirata.

Nella seconda metà del 1600 le isole furono vendute dagli spagnoli al marchese Pallavicino di Genova, che fu attento amministratore delle attività locali: la tonnara, la pesca del corallo e l'estrazione del tufo ebbero finalmente un impulso positivo e gli abitanti delle Egadi iniziarono a dedicarsi anche all'agricoltura.

Con l'avvento dei Borbone, le fortezze delle Egadi si trasformarono in terribili prigioni: nel forte di Santa Caterina a Favignana fu rinchiuso il patriota Giovanni Nicotera, mentre nella cisterna del Castello di Marettimo il generale Guglielmo Pepe sopravvisse a stenti e torture inenarrabili.

Dopo l'Unità d'Italia le Egadi hanno conosciuto l'imprenditoria illuminata dalla famiglia Florio: la tonnara di Favignana e le Case Florio di Levanzo sono due esempi straordinari di architettura rurale.

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